“Identificare l’agente patogeno, stabilire un cordone sanitario nella regione del Congo per contenere l’infezione, alzare il livello di attenzione nel resto del mondo, quindi anche in Italia”. Queste le indicazioni in un’intervista al Sir dell’infettivologo Roberto Cauda, dopo la notizia del ricovero a Lucca di un paziente, peraltro già guarito, rientrato dalla Repubblica democratica del Congo con sintomi potenzialmente riconducibili all’epidemia, ancora misteriosa, sviluppatasi a Panzi dove è “massima allerta” sanitaria. Nel nostro Paese il ministero della Salute sta monitorando la situazione e l’Istituto superiore di sanità analizzerà i campioni prelevati dal paziente di Lucca; nel frattempo sono state predisposte misure di controllo in porti e aeroporti su persone e merci provenienti dal Congo.
“Fino a quando non avremo i risultati delle indagini di tipo microbiologico effettuate in loco, ogni ipotesi rimane lecita – spiega l’esperto, docente di Malattie infettive all’Università Campus Biomedico di Roma -. Potrebbe trattarsi di un agente patogeno respiratorio noto, che magari in una popolazione fragile con bambini denutriti, defedati e con scarso accesso ad igiene e cure sanitarie potrebbe avere manifestazioni più gravi, ma ad oggi non si può escludere anche l’ipotesi di un nuovo agente patogeno. Non dobbiamo dimenticare che in quella regione si sono sviluppati in passato Aids ed Ebola, e di recente si è verificata un’epidemia di Mpox (vaiolo delle scimmie, ndr); si tratta insomma di un’area molto critica dal punto di vista virus e batteri”.
Le pandemie, prosegue Cauda, “nascono per tre motivi: la riduzione dell’habitat degli animali selvatici dove circolano virus ignoti all’uomo, e quindi l’aumento delle possibilità di contatto (e contagio) animali selvatici-uomo; la globalizzazione che consente ai patogeni di raggiungere lontanissime aree del pianeta in tempi rapidi; la capacità – o meno – di riconoscere ciò che è nuovo, ammesso che questa sia una nuova malattia, il che è ancora tutto da dimostrare. Considerando la velocità con la quale siamo oggi in grado di formulare certe diagnosi, possiamo tuttavia ipotizzare di poter arrivare alla ‘verità’ nel giro di pochi giorni”. “Occorre certamente mantenere alto il livello di attenzione e vigilanza, ma al momento – assicura il professore – non c’è motivo di allarmarsi”.
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Malattia misteriosa in Congo: Cauda (Campus Biomedico), “identificare il patogeno e mantenere alta l’attenzione ma senza allarmismi”
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